sabato 21 gennaio 2012

Il lato positivo di ciò che abbiamo perso II

Il progresso nei vari campi dove l'uomo si distingue dagli animali ha conservato in se una sorta di regresso obliando e stravolgendo ciò che distingueva ontologicamente tali ambiti. Di conseguenza si è modificata anche la postura della libertà dell'uomo verso quei campi rendendo il regresso ancora più marcato.
La tendenza è, sempre di più, quella di un continuo e veloce soddisfacimento di certe libertà, dei propri desideri portando l'uomo a grande velocità a scontrarsi con il vuoto di senso che lo inghiotte facendogli capire, senza dare spiegazioni o soluzioni, che quella forse non è la strada giusta verso la felicità.
Tutto ciò che si desidera deve poter essere! Tutto nel momento in cui lo voglio!
E quando l'altro non mi vede anche tutti i miei desideri più reconditi e, soprattutto, inconfessabili devono essere soddisfatti. Si allarga a dismisura il campo dei desideri, si allarga la loro velocità di esecuzione e ovviamente anche la loro qualità.
Il progresso dell'umano frutto, forse, di una secolarizzazione estrema e della banalità del male dei totalitarismi, ha lanciato l'uomo a velocità altissima nella sua personale ricerca di senso che ormai è andata a trasformarsi in una ricerca di senso e felicità immediate e che non potrà da sola ritornare ad essere ricerca di senso e basta.
Di fronte alla profondità dell'abisso che abbiamo dentro e che la felicità-senso-immediata non può colmare forse un giorno desidereremo di volgere il nostro sguardo altrove, a prima di noi, al modo in cui nel passato guardavano e vivevano le cose della vita.